The Road

I misteri della distribuzione italiana vanno al di là di ogni umana comprensione, soprattutto ultimamente.

Per quanto riguarda questo film in particolare, è stato bollato come “troppo triste” e relegato nel dimenticatoio, ad uso e consumo solo di chi segue questo mondo quotidianamente ed è pronto a fare qualche sforzo per reperire quello che in Italia non riesce ad arrivare. Se non, magari, direttamente in dvd mesi dopo. Come se uno fosse disposto a spendere 20 euro sulla fiducia ma non 7.50 per il biglietto del cinema.. forse mi sfugge qualche logica di mercato, ma è un’equazione che proprio non capisco.

Tornando a The Road, è stato presentato alla mostra di Venezia, accolto positivamente, quindi non è la qualità del film ad essere in dubbio bensì la voglia e la capacità del pubblico di “sopportare” una storia difficile, dura in un momento di crisi economica e sociale come questo.

Non è la prima volta che accade, ci sono stati altri periodi della storia costellati da lodi a film buonisti e mediocri e film eccezionali ignorati perchè fuori periodo, senza andare troppo lontano basta pensare a “Non è un paese per vecchi” anch’esso inizialmente afflitto da problemi di distribuzione. E non è la sola cosa che questi due film hanno in comune, infatti sono entrambi tratti da opere di Cormac McCarthy. In questo caso il film è tratto dal romanzo omonimo, romanzo di cui, mi pento e mi dolgo, ammetto di non aver mai sentito parlare, nonostante il Pulitzer, nonostante il grande successo che pare abbia avuto.

E’ ambientato in un mondo freddo, grigio, vuoto e silenzioso. Gli unici rumori che si sentono sono quelli della natura che muore, alberi caduti, terremoti e incendi, anche se non viene mai spiegato chiaramente come si sia arrivati a questo. Una guerra nucleare? Un evento catastrofico? O è solo il risultato del mutamento climatico?

Il bello del film è anche questo, ognuno può farsi la sua idea di cosa sia accaduto “prima”, ma in ogni caso non è fondamentale al fine di capire ed emozionarsi e soffrire con i due protagonisti. Perchè è vero, è un film triste. Devastante, doloroso.Ed è vero, non è un film per tutti.

Racconta parte della vita di un uomo (Viggo, immenso come non lo è stato mai, e scandalosamente ignorato) che con suo figlio (Kodi McPhee, anche lui bravissimo) deve sopravvivere senza cibo, acqua, riscaldamento, un tetto, spostandosi a sud alla ricerca di un clima migliore e con la speranza, remota, di trovare altri “giusti”. Il mondo è diventato un pò una semplificazione della natura umana, come in effetti mi sono sempre immaginata, quindi ci sono i buoni, ci sono i cattivi, ci sono quelli che sono buoni ma per sopravvivere si trovano a cambiare la propria natura almeno in parte.

Ma il film è anche e soprattutto una delle migliori rappresentazioni di cosa significhi essere genitore, essere padre, e considerare il proprio figlio la cosa più importante. Per questo Viggo è immenso, ci fa soffrire con lui e affezionare a quel bambino che difenderemmo anche noi a costo della vita, e ci fa odiare la madre (Charlize Theron) che invece non solo ha rinunciato ma ha “spento il fuoco” ovvero la cosa che rende i buoni quello che sono, li rende vivi e ancora umani, arrivando ad un passo dal fare ciò che una madre non dovrebbe fare mai.

Qual’è il limite? Anche la risposta a questa domanda resta sospesa, la riflessione ci accompagna per tutto il film e anche nelle ore successive. Chi è buono e cattivo? Quali cose, quali comportamenti sono leciti? Domande irrisolte proprio come il finale, anch’esso aperto a più interpretazioni (di cui ovviamente ora non parlerò) perchè se forse inizialmente non si aspetta altro che trovare una traccia di ottimismo, con il tempo e la riflessione cominciano ad insinuarsi dei dubbi e il cuore per un attimo alleggerito ci viene portato via, insieme alla speranza.

12 pensieri riguardo “The Road

  1. Cazzo, non capirò mai le logiche dittatoriali che ruotano attorno al mondo della comunicazione. Perchè di fatto imponenendoti le uscite vogliono farti piacere solo quello che in quel momento loro sentono adatto a te.
    Detto questo..Amo il Viggo post-trilogia e cosa è diventato!Non vedo l’ora di vederlo!!!!

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  2. in realta’ anche in America la distribuzione e’ stata molto molto ridotta. A NY lo davano in 2 sale e l’hanno tenuto per non piu’ di un paio di settimane.
    Non l’ho visto ma ho letto il libro e immagino sia stato difficile trasporre quelle atmosfere cupe e raggelanti cercando comunque di dare ritmo al film

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  3. Il libro lo prenderò al più presto, a te è piaciuto?
    Diciamo che ritmo ce n’è poco, ma penso abbiano comunque cambiato qualcosina per accelerare i ritmi, a tratti.

    Sì so che anche in America non è andato proprio bene, ma almeno da loro (spero) non hanno pubblicato la notizia che il motivo della mancata distribuzione era letteralmente “il film è troppo triste per l’italia”..

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  4. un pò mi spaventa, dato il periodo…ma mi hai decisamente convinto alla visione…
    viggo lo trovo uno degli attori più fighi in circolazione…e con figo racchiudo una serie di considerazioni stra positive…
    è versatile, intelligente nelle scelte, mai svenduto, dannatamente bravo e sottovalutato…….ma meglio così, almenonon si svende!

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  5. Leggo anche nei commenti la parola “apnea”; beh, non conosco il libro, ma il film mi ha trasmesso esattamente questa sensazione! E’ stata una visione particolarmente sofferta, come non mi succedeva da tempo. Al di là della resa profilmica che non perde un colpo nel descrivere la straniante e lacerante cupezza di un mondo che sta finendo, il merito va soprattutto a Viggo Mortensen, nell’ennesimo ruolo della vita, e a suo “figlio” che restituiscono tutta l’inquietudine che li pervade. Alla fine ho pianto, soprattutto per quel dettaglio che chiude il film. Recensione bellissima Kià 😉

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  6. L’ho visto finalmente, e rileggo il tuo commento con uno stato d’animo diverso. Che recensione stupenda, come stupendo e crudele è questo film. Ho sofferto, mi sono agitato, mi sono ritrovato con gli occhi lucidi.
    E vista l’ambientazione impietosa, visto di quanto amore e insieme di quanta brutalità siano capaci gli esseri umani (Hobbes direbbe homo homini lupus…), visti gli occhi disarmanti di Viggo… mi sento veramente scosso anche io chia.
    The Road è uno di quei film che senti di pancia, che poi ti crescono dentro nel momento stesso della visione, una di quelle esperienze che quando si spengono le immagini non ti lasciano stare. E ti ritrovi per forza a veder scorrere i titoli di coda, tutti quanti, non solo per le musiche (meravigliose) di Nick Cave e tantomeno per restare in quel mondo inumano, quella terra impolverata, grigia, sommersa dalle ceneri. Anzi, in teoria non vedresti l’ora di abbandonare quell’apocalisse, quegli spazi tanto immensi quanto desolati, così vuoti e così claustrofobici, soffocanti.
    Invece no, quasi non ce la fai, ne sei catturato. Sei stato vicino ad un padre e ad un figlio, li hai visti camminare, soffrire, sperare, fuggire, sopravvivere. Non te la sentiresti più di abbandonarli. Proseguiresti il cammino, ti offriresti di spingere il carretto.
    In assoluto, è difficile forse comprendere umanamente come da così tanto dolore e da così palese sofferenza, fisica e psicologica, possano arrivare allo spettatore tanto amore e tanti momenti “caldi”. E come tanto silenzio possa generare un forte brusìo interiore.
    Viggo è eccezionale, il bambino è straordinario. E Robert Duvall, bhè, io mi inchino a tanta immensità. Mi ha letteralmente lacerato l’anima.
    Ripensandoci, è nelle parole di papà Viggo che trovo la risposta ai miei dubbi, che si trova un perchè a tanta devastazione e a tanta empatia. E’ la paura, l’inquietudine, il senso di morte, la perdita di significato della parola VITA in un mondo in cui il “fuoco” sembra sparito.
    Nell’incubo, appunto.
    Perchè quando si fanno incubi e si combatte in brutte situazioni, al paradosso, si è ancora vivi. E’ quando si inizia a sognare che bisogna preoccuparsi…

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  7. Finalmente l’ho visto!
    Che dire, concordo quando dici “una delle migliori rappresentazioni di cosa significhi essere genitore, essere padre, e considerare il proprio figlio la cosa più importante.”. In una scena particolare ho sudato freddo, non riuscivo a respirare e avevo il terrore di continuare la visione, perchè in entrambi i casi la scelta che Viggo avrebbe fatto sarebbe stata dolorosa. Ovviamente mi riferisco alla scena in cui il padre punta la pistola verso il figlio.
    Un film in cui il significato di vita è intriso in ogni inquadratura.

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  8. Sono contenta tu l’abbia visto, in primis, e che ti sia piaiuto.
    Ho avuto le tue stesse sensazioni credo nelle stesse scene in cui le hai avute tu, è un film di scelte terribili ma obbligate, un bivio che in realtà per un padre non esiste.

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