Corso di geografia della (non sono una) Signora Santanchè: 2 / Riconoscere le bandiere

La Santanchè è fantastica. E’ un esempio di politico che può esistere solo in Italia, ovvero il politico “disturbatore”.
Perchè  non ha altro scopo la presenza di questo esemplare di essere non tanto umano nei programmi televisivi, se non l’interrompere costantemente l’interlocutore, possibilmente offendendolo o molto più spesso dicendo cose a caso per distrarre lo spettatore che a quel punto non ha più la minima idea di quale fosse l’argomento della discussione.

Perchè Santoro la continui ad invitare, va detto, resta un mistero. Ok, fornisce degli splendidi autogol, dice delle cazzate immani che aiutano lo share di Annozero a salire inesorabilmente al contrario di un qualsiasi altro programma di politica.. appunto perchè, però, non è più un programma di politica ma un varietà.

Ma perchè siamo già al capitolo due di questo corso, vi chiederete? Ebbene, qualche tempo fa la Nostra Signora Santanchè, esempio raro di intelligenza inversamente proporzionale alle dosi di botulino assunte, ci aveva regalato un’altra perla fantastica, aprendo il filone del “Corso di recupero di Geografia dell’esimia prof. Santanchè”, riguardiamolo che fa sempre piacere:

Dovete aspettare 7 minuti ma ne vale la pena perchè è un crescendo, con la Nostra che scalpita in sottofondo prima dell’apoteosi, con la famosissima CASA BIANCA, NEW YORK.

Nel frattempo però la Nostra si dev’essere concentrata su altri affari più importanti, tipo il modo corretto di fare il dito medio, di cui abbiamo diapositive:

Ma non solo, si è anche specializzata nell'”abbandono inaspettato dello studio televisivo”. Diapositive:

E’ quindi comprensibile che con tutti questi impegni si sia un pò distratta, saltando alcune delle lezioni fondamentali per un rappresentante di governo, e quindi si sia trovata in imbarazzo ieri sera quando dopo aver sventolato una pagina di Repubblica con una foto del concerto per il candidato sindaco di Milano Pisapia si è trovata di fronte ad una realtà raccapricciante: la bandiera da lei spacciata per bandiera di Hamas era in realtà stata disegnata dal suo vicino di sedia: Vauro.

E’ la bandiera della Freedom Flottilla, e per chi non lo sapesse ma volesse comunque non limitarsi ai deliri della Santanchè che nonostante fosse consapevole di aver fatto una immensa figura di merda ha continuato a descriverla come un’organizzazione criminale e terrorista, qui trovate il loro “Manifesto”:

http://www.freedomflotilla.it/chi-siamo/manifesto-della-freedom-flotilla-2/

Bisogna ammetterlo, sono due bandiere molto simili come potete notare:

Era effettivamente difficile distinguerle, non vi è alcun dubbio.
L’unica speranza è che tutto questo clamore porti attenzione alla partenza e alle intenzioni della Freedom Flotilla, che ne ha senz’altro bisogno. Certo si sarebbe preferito ottenerle in altro modo ma tant’è, questa è l’Italia.

Non bisogna contare sulla sinistra quando si intende parlare dei diritti umani,  si deve solo sperare che la Santanchè decida di focalizzare il suo odio proprio verso di te.


Ciao Vik!

Mi piace chiamarti amico. Hermano. Fratello. Compagno.

La verità è che invece non ti ho mai conosciuto tanto quanto avrei voluto, e questa è una cosa che mi porterò dentro per sempre.

Ricorderò la sensazione assurda che provavo leggendo le tue mail.. ovvero che fossi tu a confortare noi, tranquilli nelle nostre case con i nostri lavori di scrivania e gli ideali nell’ipod. Noi che guardiamo il telegiornale, ci incazziamo una mezz’oretta e poi scarichiamo Grey’s Anatomy.
Oggi provo vergogna, per quella tranquillità.
Tu hai scelto di FARE, di essere lì di persona per dare sostegno a chi non può difendersi da solo, per difendere contadini, pescatori, bambini senza più una casa e una famiglia.

Con te oggi si è spenta una luce, una voce che ci arrivava fortissima ogni giorno e dava, a noi, speranza.
Speranza che l’umanità può esserci anche in ragazzi come noi che scelgono di privarsi di ricchezza e comodità per seguire qualcosa di più grande.
Speranza che un giorno forse avremmo vinto noi, grazie a te, gli uomini buoni, quelli che davanti all’ingiustizia devono far sentire la propria voce.
Il nostro ruolo da questa parte del mare era far sentire la tua voce sopra il chiasso del nulla, dello show ad ogni costo e della politica della vergogna ma anche e soprattutto di far sentire la tua voce nel silenzio delle coscienze. Andava male, spesso. Perchè non tutti sono disposti ad ascoltare e devo ammettere, è stato frustrante.

E’ questo il lato negativo della nostra scelta, del dire invece che del fare. Un lato negativo che oggi si è fatto insopportabile.

I tuoi post erano un raggio di sole anche quando descrivevi gli scenari più terrificanti, perchè la tua capacità di rendere le tue emozioni in parole era immensa e rara. Eri un poeta Vittorio, un poeta della guerriglia, un poeta senza paura, che sentiva i proiettili sfrecciare vicino e invece di scappare urlava a gran voce l’unica cosa che importava davvero: PALESTINA LIBERA.

Ad ogni costo. Era un costo troppo grande? Cambierà qualcosa? Sono domande inutili oggi, nel giorno in cui piangiamo la tua morte, ma benchè la rabbia sia grande almeno quanto il dolore è necessario che il più importante dei tuoi insegnamenti non venga dimenticato: RESTIAMO UMANI.

Noi continueremo a provarci, Vik, nel tuo nome. Magari qualcuno passerà dalla parte del fare e porterà a termine quello che tu hai cominciato. Perchè come diceva qualcuno, qualcuno di familiare e che un pò ti somigliava..

Se io muoio non piangere per me, fai quello che facevo io e continuerò vivendo in te.

Qualcosa di sinistra

 

    

 «Dì qualcosa di sinistra . Dì qualcosa anche non di sinistra, qualcosa di civiltà. D’Alema dì qualcosa, reagisci!» 

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Ci sono dei riti che, specie la mattina, considero sacri.

Sacri a tal punto che se per caso vengono in qualche modo disturbati o modificati la giornata è bella che rovinata, divento isterica e potrei anche diventare  verde volendo, camminare al contrario e parlare in aramaico.

Uno di questi riti è, durante la colazione, leggere i giornali della mattina insieme a Sky e al suo favoloso touch screen e a seguire guardare il dibattito a Omnibus su la7.

E’ un rito che ha delle controindicazioni, tipo che ancora con un occhio aperto e uno chiuso ti tocca vedere la prima pagina de “il Giornale” e la prima bestemmia del giorno è andata, e poi se si è proprio sfortunati può anche capitare Belpietro o similari in collegamento su la7 così nel caso non avessi capito bene il concetto (sempre sottilissimo) del loro titolo principale lui è lì pronto a spiegarlo nel dettaglio per un quarto d’ora prima di lamentarsi di non avere sufficente spazio.

Detto questo però, ritengo anche irrinunciabile nonostante tutto avere una panoramica delle varie opinioni, e soprattutto delle varie versioni degli stessi eventi e il modo in cui vengono presentate alla stampa.

Non che mi sia capitato spesso di leggere articoli e opinioni da strapparsi i capelli dalla testa (come spesso mi succede invece leggendo Robert Fisk dell’Independent ad esempio o con qualsiasi cosa scritta su “New Yorker”) , anzi, molto spesso si prova imbarazzo per la mancanza di obbiettività della grandissima parte delle testate italiane che riesce a modificare compleatamente il senso di un avvenimento in base alla parte politica che sostengono, strillando titoli al limite dell’insulto e inventando interviste intorno a singole frasi prese fuori contesto.

Oggi però – e effettivamente durante tutta questa “crisi” di governo – il Corriere della Sera è uscito con un editoriale che fa gridare al miracolo, o almeno rassicura, consola. C’è vita, su questo staterello dalla forma strana,  dove nessuno sembra chiedersi come possa succedere che l’opposizione abbia davanti un governo in ginocchio a cui manca solo il colpo di grazia e l’unica cosa che riesce a proporre è un governo guidato da colui che dovrebbe essere la nemesi di chiunque si definisce di sinitra: Tremonti.

Di seguito trovate l’inizio dell’editoriale, che vi consiglio vivamente di continuare a leggere qui:

La Grande Palude 

Tra le tante anomalie della politica italiana di questi giorni ce n’è una più «anomala» delle altre. Di fronte a una maggioranza parlamentare spaccata, che non si sa neppure se esista ancora come tale, che cosa fa l’opposizione, che cosa chiede la sua stampa più autorevole? Tutto tranne la sola cosa a cui in qualunque sistema parlamentare si penserebbe subito, e cioè il ritorno alle urne. Elezioni anticipate? Per carità, si dice: inutili, pericolose, un’autentica sciagura per il Paese. Piuttosto, invece, al posto della vecchia, una nuova grande maggioranza «chi ci sta ci sta», un governo «tecnico» ma non proprio, comunque «larghe intese», le più larghe possibili, in cui alla fine potrebbero entrare tutti, da Bossi, a Fini, a Tremonti, a Casini, a Rutelli, a Bersani, a Vendola, in teoria anche Di Pietro e Beppe Grillo se volessero. Purché ovviamente ne stia fuori uno solo:  Lui, l’Orco.

Votare o non votare? // Politics, the art of the Possible

 

 

Non ci volevo andare, lo ammetto.

Non questa volta, dove almeno per quanto riguarda la regione Lombardia il più pulito ha la rogna, come si suol dire.

Così mi trovo in questa mattinata piatta e senza lavoro (incredibile come io riesca a scegliere sempre i momenti peggiori delle aziende per farmi assumere) a pormi il seguente quesito: tapparsi il naso (e bendarsi gli occhi, eventualmente), o non tapparsi il naso?

L’ho fatto già svariate volte, ho persino votato Rutelli cosa di cui mi vergogno ancora, e mi sento ancora in colpa per non aver votato Rifondazione perchè “era un voto perso” per poi vedere quella meraviglia d’uomo di Bertinotti dimesso ed escluso dal parlamento insieme alla storia comunista italiana.

Se si considera che negli ultimi mesi le cose più di sinistra che ho sentito provenivano da Fini, e che comunque dei diritti gay non se ne occupa nessuno, il dubbio è legittimo. Sono dell’idea che l’astensionismo non sia solo una cosa negativa, o una “non-cosa”, io trovo che sia anche un segnale forte alla classe politica.

In Francia è servito, perchè chi non è andato a votare ha espresso molto più chiaramente il suo punto di vista, perchè non farlo anche qui?

Così magari si svegliano, scrivono un programma il cui unico punto non sia “aspettiamo di vedere cosa fa il Silvio e POI, IN CASO diciamo qualcosa pure noi”, la smettono di essere terrorizzati dal clero e dai cattolici e soprattutto dall’idea di perdere i loro voti, mettendosi per questo a 90 invece di indignarsi come sarebbe giusto.

Perchè guai ad indignarsi! Con la scusa di fare la parte di quelli buoni, che non se la prendono sul personale per delle evidenti mancanze di legalità, che non approfittano degli sbagli altrui questa “opposizione” sta lasciando fare qualsiasi porcata ad un governo che non ha certo bisogno di essere istigato. E se qualcuno per caso s’incazza, che so, tipo Di Pietro, viene additato, novello Gandalf, immediatamente come disturbatore della quiete, un cattivone insomma, perchè rompe quel patto silenzioso molto biblico che più o meno suona come “non fare al prossimo tuo ciò che non vorresti fosse fatto a te”.

In altre parole, fatti i cazzi tuoi Tonino, mica che ci sgamano tutti.

Dunque che fare? Lo so che votare è un dovere, oltre che un diritto e blablabla, ho avuto anche io la mia dose di educazione civica e spesso e volentieri sono stata anche la prima a propinarla, ma in questo caso i dubbi mi assalgono giornalmente come mai era successo prima.

O sarebbe meglio dire mi assalivano, perchè in queste ore i dubbi sono andati affievolendosi. Già, perchè succede che poi apri il Corriere (non dico Repubblica, che non è proprio il sinonimo dell’imparzialità ultimamente) e scopri che in regime di par condicio He-Who-Must-Not-Be-Named chiama qualsiasi trasmissione vada in onda quando gli prende il raptus, sia essa Occhio alla Spesa o Forum dove sono certa verrebbe accolto a braccia aperte, insulta le candidate del PD confermando di essere schifosamente misogino, si propone di trovare la cura per il cancro nei prossimi tre anni utilizzando la sofferenza di milioni di persone come spot elettorale… insomma fa quello che fa da una ventina d’anni (e che faceva pure prima, Esimio Inventore della Contabilità Creativa, premiata con il l’importante riconoscimento Depenalizziamo il Falso in Bilancio)… INVENTA.

E allora quasi quasi te li toglie lui i dubbi, ti aiuta a decidere che no, non si può restare impassibili, girare la testa, davanti a tutto questo… quindi ancora una volta Grazie Silvio, come lo risvegli tu il mio senso civico non lo fa nessun altro.

PS: Io sono aperta al confronto, nel caso passasse di qui un fan di Silvio non iniziasse a delirare in stile Belpietro ma mi spieghi, cortesemente, cosa lo spinge ad adorarlo, stimarlo, elogiarlo ma soprattutto…a votarlo?!